mercoledì 19 novembre 2008

City of blinding lights

Sono di nuovo qui a veleggiare nei reticoli autostradali di un assolato pomeriggio di fine ottobre. A bordo di un taxi giallo guidato da un loquace cingalese scivolo inesorabilmente verso l’ombelico della città, felice di guardare i prati verdi delle scuole di periferia e sentirmi a casa. Così felice che mi sembra estate, sotto lo sguardo distratto di un cielo preso in prestito da una tela di Monet.
Il taxi giallo corre via veloce in spregio all’interminabile fila della carreggiata opposta. Vengo qui, una volta ancora per correre, liberare i miei pensieri e dar respiro alle inquietudini che in qualche modo tengo a bada ma che non posso dipanare.

Il taxi giallo è all’ingresso dell’albergo. Cinquanta dollari, due valigie e tanta voglia di accomodarmi in fretta per poi uscire. Stanza esigua: appoggiata la valigia per terra, il percorso per il bagno è simile ad un sentiero angusto da percorrere con cautela.
Una doccia veloce mi ridà energia. Sono pronto per scendere in strada e camminare. Mi dirigo a nord, verso Columbus Circle. E poi a sinistra, west side. Upper west side. Propaggini settentrionali di Broadway. Riverside Drive. Continuando a vagare mi confondo nel fiume di persone che scorre parallelo all’Hudson e sciama su e giù, ciascuno all’inseguimento dei suoi appuntamenti. Il mio è qui: era qui che dovevo venire.
Passo dopo passo assaporo il ventaglio dei colori crepuscolari: le immagini che vedo si sovrappongono a quelle che ricordo. Oscillo tra i battelli che solcano il fiume, i bambini che schiamazzano sulle loro biciclette a quattro ruote e gli impiegati fuggiti dalle loro prigioni, mentre le panchine si svuotano di roller bladers affaticati ed anziani stanchi. Fra me ed il New Jersey le tonnellate d’acqua dell’Hudson troveranno la via del mare. E come il fiume arriva al mare io sto tornando a te, in questo lembo di terra che ci accolse senza chiedere i nostri nomi, regalandoci il caldo surreale dei suoi giorni migliori.

Oh, you look so beautiful tonight

Come vorrei che adesso tu fossi qui, ora che il sole sta finendo di dispensare luce e la sera allunga il suo abbraccio sul perimetro bagnato di questa città che non saprà spegnersi nello sfavillio impazzito delle sue mille luci. Adesso non è tempo, né ho voglia, di tornare indietro. Resto qui, prigioniero di questa magia, di questa lontananza che ti fa vicina. Torno a passeggiare con te, su questa riva che racconta le sue storie di cui non capisco il senso. Ti accarezzo, senza che tu possa accorgertene. Guardo i tuoi occhi che osservano questa lingua d’asfalto, caduta sinuosamente tra gli alberi ed il fiume.
Cammino, con gli ultimi ciclisti che mi sfilano vicino fendendo quest’oscurità inusuale.
Ricordo, levando il manto di oblio sotto cui si sono nascosti i nostri giorni.
Nessuno saprebbe dirmi dove realmente sono.


In this city of blinding lights