martedì 2 settembre 2008

La stanza

La luce di aprile, uno sfavillante mese di aprile del 1986, invadeva prepotente la stanza di Stefano. Lui, seduto sulla sedia di legno di vernice color crema col sedile di tessuto blu, provava a concentrarsi sul libro di scienze naturali. C’era il rischio, l’indomani, di essere interrogato. Ma per quanti sforzi facesse, quel pomeriggio c’era davvero poco da fare, se non perdersi con lo sguardo nel paesaggio che traspariva dai vetri della finestra, chiusa per non far entrare i rumori provenienti dalla strada. Quella luce riempiva ogni parte della stanza di una forza che rinvigoriva ogni oggetto: l’armadio di formica chiara che copriva la parete confinante con la stanza del fratello; le copertine dei volumi ordinati nella libreria; il copriletto azzurro mare ben sistemato dalla governante durante le pulizie della mattina. Perfino il libro aperto sullo scrittorio, sul quale pendeva assonnata la testa di Stefano nel vano tentativo di ripassare i capitoli già dimenticati, assumeva un aspetto diverso grazie a quella luce che entrava così violentemente dalla finestra, riscaldando l’aria a causa di un sorprendente effetto serra. Stefano aveva voltato lo sguardo verso il muro, dove aveva appeso qualche giorno prima un megaposter che esaltava il suo centravanti preferito, all’apice del balzo col quale anticipava di testa un difensore della Juventus per fare gol.
No, quel pomeriggio non era proprio possibile continuare a studiare. Nonostante la finestra fosse chiusa, il polline della primavera entrava in quella stanza, portato dalla luce, dal calore, dalle promesse che quel pomeriggio portava con sè. A Stefano venne voglia di scrivere: era solito farlo nei momenti come quello, in cui sentiva battere dentro il ritmo della poesia, della bellezza delle cose, della musica. Il foglio di quaderno che prese avrebbe aspettato poco prima di essere riempito.
Stefano andò verso lo stereo senza esitare, scegliendo “Ghost in the Machine” dei Police: lo aveva registrato appena due giorni prima. “Every little thing she does is magic, everything she do just turns me on”: quel ritornello, in breve, si impossessò dei suoi pensieri. Ci sarebbe voluto davvero poco prima di buttare giù una nuova composizione d’amore.

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