venerdì 17 giugno 2011

Memorial

Dieci anni fa, una domenica mattina di metà giugno. A quest’ora ancora stavo nel letto della mia casetta da single. Ero andato a dormire tardi ma, nonostante fossi stanco, mi svegliai verso le nove. Ero agitato, una sottile eccitazione mista ad ansia mi possedeva inesorabilmente. Però mi alzai solo quando squillò il cellulare: era Fetoni, vecchio collega di lavoro, che con la solita aria scanzonata mi diceva:”Ahò, qua a Ponte Milvio ce sta già un sacco de gente. Ho pensato subito a te: lo so che te tira più la Roma della fica!”
“C’hai ragione Alessandro...” Come altro avrei potuto rispondere?

Solita colazione da Mondi fino alle 12,30. Appuntamento con Marco per andare insieme ad occupare il nostro posto da abbonati. Tutti che indossiamo la maglia ufficiale, tutti con una bandiera. L’ingresso all’Olimpico è una cascata di emozioni: sole, prato verdissimo e immenso, colori, cori, attesa: una ansiosissima attesa. E’ l’una ma fatichiamo a farci largo per raggiungere il nostro posto. Troviamo anche gli altri: ci sorridiamo, ci abbracciamo, ci uniamo ai cori assordanti che si levano al cielo come una potentissima preghiera che è anche un grido di battaglia che rimbalza nei sotterranei dello stadio, dove i giocatori sono arrivati da poco. Non possono non sentire l’urlo di passione che, come un fiume, inonda oggi le strade della capitale.

Quando escono dal tunnel per verificare le condizioni del terreno, la potenza dei cori sembra volerli spingere in paradiso. Darei dieci anni di vita per provare quello che stanno provando loro. Ognuno di noi si sente vicino a loro. Ognuno di noi, adesso, vorrebbe essere uno di loro. Noi che amiamo quel rettangolo verde abbagliante, nel quale abbiamo letto tante storie, e tante altre ne leggeremo ancora. Noi che amiamo la Roma, in una splendida follia che ci rapisce da qualunque logica.

Noi che il 17 giugno del 2001 siamo diventati Campioni d’Italia.



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