martedì 5 ottobre 2010

Diego Forlan

Nome da astro del football, cognome veneto. Volto da predestinato, perché con quello sguardo avrebbe potuto essere l’eroe di innumerevoli film d’avventura, il tennista con la volèe incrociata sforbiciata dopo il servizio. Uruguagio di Montevideo, icona vincente della squadra perdente di Madrid, Diego Forlan, classe 1979, è stato nominato miglior giocatore del Mondiale in Sudafrica. I parrucconi della Fifa non hanno fatto altro che prendere atto di quanto i campi un po’ rattrappiti dal freddo di Johannesburg e dintorni hanno evidenziato nelle quattro settimane della rassegna più importante per gli amanti del pallone. In un torneo dove le attese erano rivolte verso l’Argentina di Messi, l’Inghilterra di Rooney, il Brasile di Kakà, l’unico riuscito a rubare la scena e ad erigersi come vero protagonista della manifestazione è stato lui, il capitano della nazionale uruguaiana. Superando il magma indistinto della forza del collettivo, delle dichiarazioni dei mister preparate dagli uffici stampa, degli schemi conosciuti da qualsiasi allenatore che livellano i valori mettendo in bilico ogni pronostico, Forlan ha saputo imporsi grazie al talento che ha messo a disposizione dei suoi compagni, diventando il loro condottiero. Di questo giocatore, arrivato all’apice della carriera in età matura, se ne ripercorrono oggi gli inizi quando, ancora ragazzo, sembra che decise di diventare un futbolista per garantire alla sorella, colpita da un grave incidente, le migliori disponibilità economiche per curarsi. Diego, all’epoca, era anche un promettente tennista ed in effetti, a vederlo oggi, gli appassionati della racchetta potrebbero facilmente confonderlo con Vitas Gerulaitis, californiano di origini greche che calcò i campi in terra rossa negli anni settanta. Poi il Manchester United, dove fece la sua parte senza però convincere Alex Ferguson a considerarlo un tassello fondamentale. Infine l’Atletico Madrid di cui è diventato capitano e simbolo, portandolo con una strepitosa doppietta alla vittoria dell’Europa League giusto qualche settimana prima dell’inizio dei Mondiali sudafricani.
Che calciatore è Diego Forlan, il capitano della celeste? Un attaccante completo, capace di spaziare su tutto il fronte offensivo. In nazionale come nell’Atletico Madrid non occupa mai una posizione fissa: esterno destro, trequartista, centravanti, seconda punta in relazione alle esigenze della gara e alle caratteristiche degli avversari, interpreta il ruolo con la massima intelligenza. Capace di smarcarsi, occupare gli spazi giusti, rifinire, dettare il passaggio, tirare in porta da ogni posizione, colpire di testa, calciare le punizioni. Un giocatore di gran cuore, generoso, rispettoso dei compagni meno dotati che gli coprono le spalle, disponibile a raggiungere un obiettivo comune. Quell’obiettivo che da il senso all’esistenza di una squadra e al suo stare insieme. Forlan traduce tutto questo sul campo con la sua chioma bionda, fluente il giusto, che ne accompagna il passo, lo sguardo rapace, la testa alta nei momenti decisivi. In lui si compiono l’attesa dei compagni e la gioia dei connazionali. Talvolta, nell’osservare il suo incedere, viene spontaneo avvicinarlo a Mario Kempes, l’eroe argentino del Mundial del 1978.

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